Silver. Il Libro Dei Sogni by Kerstin Gier

Silver. Il Libro Dei Sogni by Kerstin Gier

autore:Kerstin Gier
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
editore: Corbaccio
pubblicato: 2014-02-05T23:00:00+00:00


19

«Ti accompagno di sopra» disse Grayson, dopo che, quasi per miracolo, era riuscito a parcheggiare la voluminosa Mercedes di Ernest in uno spazio minuscolo. «Così non avrai problemi per essere tornata così tardi.»

«Scherzi?» Sbattei la portiera con forza esagerata. «Sono le undici e dieci e noi siamo già qui, perché ti sei inventato la storia della madre severa e io non volevo farti passare per bugiardo con i tuoi amici...» E pensare che sarei rimasta così volentieri. Nel periodo restante non ero riuscita a formulare nemmeno un decimo delle domande che mi vorticavano nella testa. Durante il breve tragitto verso casa, Grayson non aveva contribuito in nessun modo a chiarire la situazione, limitandosi a coprirmi di rimproveri e ripetendo con una frequenza sopra la media le parole «maledizione» e «stupidaggine».

Comunque ero riuscita a raccogliere una serie di risposte che necessitavano di una seria analisi. A dire il vero ero ansiosa di prendere il mio raccoglitore e di annotare ogni cosa, questa volta magari con l'aiuto di grafici riassuntivi.

Anche Grayson era sceso. «Siamo a Londra. Conosci il tasso di delinquenza di questa città?»

«Sì, certo, soprattutto questo quartiere malfamato è pericolosissimo.» Indicai la strada tranquilla rischiarata dalla luce di nostalgici lampioni, che sembrava la réclame di un idilliaco angolo urbano. «Bande rivali ingaggiano furiose sparatorie, i criminali sono in agguato nei giardini e da quella parte sta arrivando Jack lo Squartatore... o merda.»

Non era Jack lo Squartatore che aveva appena svoltato l'angolo, bensì la mamma che aveva portato a spasso Butter, ma l'effetto era quasi altrettanto nefasto.

«Se fossi in te, rientrerei subito in macchina e me ne andrei a tutto gas, Grayson!» sibilai.

«Non essere assurda. Voglio solo accompagnarti alla porta, come è buona educazione, che cavolo!» Grayson perse la sua ultima chance di fuga, fulminandomi con i suoi occhi color caramello.

La mamma intanto ci aveva visto. «Uh-hu» ci chiamò, quindi lasciò libera Butter in modo che potesse correrci incontro.

Per un paio di secondi mi gustai l'espressione allibita di Grayson. «Già, te la sei proprio cercata, direi» mormorai. «Ora glielo spieghi tu come mai siamo tornati così presto.»

«Perché sua figlia ha la tendenza a dire di sì, quando dovrebbe dire di no?» Grayson si chinò ad accarezzare Butter e intanto imitò la mia voce: «Come? Fate qualcosa di proibito e pericoloso, che non capisco e da cui mi era stato espressamente indicato di tenermi alla larga? Ma certo, gente, sono dei vostri!»

«Sei un...» Mentre cercavo la parola esatta, la mamma ci aveva raggiunti.

«Ciao, ragazzi! Già di ritorno? La festa non era interessante?»

«Come no.» Sorrisi con tutta la malizia possibile. «Ma Grayson voleva liberarsi di me.»

«In realtà volevo impedire che finissi in ospedale dopo la tua prima festa a Londra per avvelenamento da alcol» ribatté pronto Grayson. «Sarebbe bastato uno solo dei drink di Jasper.»

Il sorriso e la malizia erano scomparsi dalla mia faccia. «Come? Ma se non l'ho nemmeno assaggiato!»

«Perché ti ho riportato a casa in tempo. Se te lo avessero chiesto, non avresti saputo dire di no! È una parola tanto difficile da pronunciare per te.



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